Anche versare l’acqua in un bicchiere o ruotare la maniglia della porta, operazioni comuni che ripetiamo quotidianamente senza pensarci, possono risultare difficoltose o addirittura impossibili in chi soffre di epicondilite. Una condizione che rientra nelle cosiddette tendinopatie inserzionali che è doveroso approfondire per poterla riconoscere e trattare in maniera adeguata e corretta.
Cos’è l’epicondilite
All’altezza dell’articolazione del gomito si trova l’epicondilo, ovvero quella sporgenza ossea nella quale si innestano i muscoli e i legamenti e che è posizionata sopra un osso di forma convessa detto condilo, insieme al quale formano l’articolazione. L’epicondilite, quindi, è l’infiammazione a carico di questo distretto anatomico; spesso la condizione viene chiamata “gomito del tennista” in riferimento all’attività sportiva spesso responsabile dell’infiammazione dei muscoli dell’epicondilo. In realtà sono tante le cause che possono portare a questo tipo di evoluzione.
Cause e sintomi
Frequentemente la causa è da ricercare nell’utilizzo scorretto o prolungato dell’articolazione, che si infiamma quando viene messa in sovraccarico. In realtà anche patologie del rachide cervicale, così come la presenza di una cervicalgia, possono spiegare il fenomeno ed è doveroso tenerne conto quando si stabilisce il trattamento adeguato.
Tra i fattori che possono provocare l’infiammazione dei muscoli dell’epicondilo ci sono anche movimenti inusuali a seguito di attività sportive o professionali. Qualsiasi attività che provoca un sovraccarico funzionale rappresenta un pericolo per la manifestazione dell’epicondilite.
Come detto l’epicondilite è l’infiammazione che si manifesta nel versante esterno del gomito; se il dolore e il fastidio riguardano la parte interna, invece, si parla di epitrocleite, condizione spesso chiamata “gomito del golfista”, essendo questi gli sportivi più a rischio.
I soggetti più a rischio di epicondilite sono coloro che svolgono ripetutamente sollevamento di pesi e movimenti di rotazione del polso così come comportamenti che possono provocare microtraumi sia a livello del gomito che del polso. È quindi molto comune tra camerieri, meccanici, barbieri, muratori, imbianchini, idraulici, carpentieri e coloro che trascorrono molto tempo davanti a un computer.
Cura e rimedi
Il principale sintomo dell’epicondilite è il dolore nella zona esterna del gomito che spesso si estende anche lungo tutto l’avambraccio. L’estensione e la rotazione del gomito possono aumentare il dolore in caso di epicondilite e la condizione è di facile individuazione in quanto, se si tiene il gomito piegato a 90° e si palpa l’epicondilo, il paziente lamenta immediatamente il dolore.
Oltre al dolore nella zona esterna del gomito e quando si muove il polso in presenza di epicondilite si sperimenta anche debolezza muscolare nella zona dell’avambraccio. Il dolore iniziare in maniera graduale e tende a peggiorare nel giro dei giorni e settimane successive fino a diventare, nelle forme più gravi, invalidante tanto da rendere impossibile, come detto, riempire un bicchiere d’acqua, girare una maniglia, ma anche tenere in mano una penna.
La conferma diagnostica, oltre alla palpazione da parte del professionista, si avvale dell’ecografia per individuare il grado d’infiammazione dei tendini e la presenza di eventuali calcificazioni tendinee.
Il trattamento prevede, innanzitutto, la rimozione della causa scatenante il dolore (attrezzatura sportiva, articoli da lavoro, eccetera) fino alla completa guarigione dell’infiammazione. L’assunzione di farmaci spesso non è risolutiva, anche se in alcuni casi può essere utile nella fase iniziale.
L’approccio fisioterapico, da intraprendere con tempestività, è indispensabile sia per ottenere la risoluzione del problema che per evitare che si cronicizzi allungando i tempi di recupero e rendendo la cura ancora più difficoltosa. Nella prima fase si agisce sulla riduzione del dolore e dell’infiammazione, con terapia manuale abbinata a terapie strumentali ad alta potenza come Laserterapia, Tecarterapia o Onde d’urto, a seconda del caso specifico.
Terminata questa prima fase si procede con la seconda che prevede il potenziamento dell’articolazione per la ripresa dell’attività funzionale. Se il dolore non ricompare al termine di questa seconda fase il fisioterapista può prevedere la ripresa di attività sotto sforzo, altrimenti bisognerà attendere ancora.
La terza e ultima fase prevede l’incremento degli esercizi di resistenza e potenziamento per il pieno recupero e controllo dell’articolazione in modo da tornare all’attività lavorativa o sportiva che si è dovuto interrompere a seguito dell’epicondilite.
Se svolgi attività sportive o lavorative che ti espongono a una condizione di questo tipo o lamenti già dolori al gomito che ti fanno sospettare la presenza di un’epicondilite, non rimandare oltre! Chiama immediatamente il nostro centro e prenota una visita specialistica; troveremo insieme l’approccio migliore per risolvere il fastidio e tornare in tempi rapidi alla tua quotidianità.