Il metatarso è un insieme di 5 ossa lunghe presenti nel piede che ha lo scopo di mantenere la stabilità dello scheletro in posizione eretta e contribuire alla mobilità, essendo sede di diversi muscoli e articolazioni. Le ossa del metatarso sono poste tra il tarso e le falangi e sono numerate con i numeri romani (I, II, III, IV e V) e a loro volta si distinguono in tre parti: base, corpo e testa.
La base delle ossa del metatarso è l’estremità prossimale che è collegata con una o più ossa tarsali ed è caratterizzata da una superficie ruvida. Il corpo è la parte centrale e tende ad assottigliarsi in prossimità delle falangi. La testa, infine, è la parte distale che si collega alla falange.
Il dolore ai piedi e in modo particolare nella pianta dei piedi è una condizione comune che può essere causato da condizioni genetiche e anatomiche o ambientali. La metatarsalgia è una delle condizioni che possono essere responsabili del dolore al piede.
Cos’è la metatarsalgia e come riconoscerla
Il termine metatarsalgia significa, letteralmente, dolore localizzato al metatarso. Si tratta generalmente di un dolore molto specifico che è possibile individuare tramite una pressione nella testa del metatarso. Il dolore può dipendere da diverse cause tutte riconducibili a un aumento della pressione esercitata sulla parte anteriore del piede. Questa può dipendere da una singola causa o, più frequentemente, dalla concomitanza di più fattori.
Tra quelli maggiormente responsabili dello sviluppo della metatarsalgia troviamo la presenza di microtraumi al piede, i dismorfismi (soprattutto il piede cavo), lo svolgimento di attività sportive come calcio, basket, corsa e rugby che comportano per il piede un carico ripetuto e continuo. Anche la tendinite al tendine d’Achille, le problematiche posturali, le patologie reumatiche, l’essere in sovrappeso e avere l’alluce valgo sono condizioni che possono favorire l’insorgenza della metatarsalgia. Più in generale è da considerare come l’utilizzo delle calzature in ogni momento della giornata – tipico della moderna civiltà occidentale – aumenta il rischio di andare incontro a disturbi e dolori al carico del piede. Per quel che riguarda la metatarsalgia l’utilizzo delle scarpe con il tacco è una delle cause più significative in quanto modifica la naturale dinamica del passo.
Normalmente, infatti, il piede per com’è sviluppato procede che si poggi a terra prima il tallone e dopo l’avampiede; con le scarpe con il tacco si poggiano contemporaneamente sia il tallone che la punta determinando un’anomalia nella distribuzione del carico che causa una pressione maggiore sulle teste del metatarso rispetto a quella che sono abituate a sopportare.
Il sintomo principale che fa sospettare la presenza di una metatarsalgia è il dolore alla parte anteriore del piede, che in alcuni casi può essere accompagnato da gonfiore, infiammazione o dalla presenza di lividi. A volte i sintomi della metatarsalgia contemplano anche l’intorpidimento o il formicolio delle dita del piede.
La fisioterapia per la cura della metatarsalgia
È fondamentale non trascurare qualsiasi tipo di dolore perché oltre a poter essere il sintomo di un disturbo più grave, può a volte anche evolvere in condizioni peggiori; essere in grado di sopportare un fastidio, infatti, può essere una falsa soluzione e rimandare la diagnosi e la cura non è mai una buona strategia. Una metatarsalgia non trattata, infatti, può causare dita a martello o provocare una zoppia senza dimenticare come, per compensare il dolore si tende ad assumere un’andatura anomala tale da determinare dolore alla schiena e all’anca.
La diagnosi della metatarsalgia avviene innanzitutto mediante analisi fisica del piede e sulla base dell’anamnesi del paziente. Una radiografia può essere utile nel caso di identificare un’eventuale frattura o altri problemi al piede. Il ricorso alla fisioterapia è prezioso non solamente in termini di cura e prevenzione, anche per la gestione della metatarsalgia. Lo specialista, infatti, consiglierà se necessario un adeguato periodo di riposo dall’attività sportiva o lavorativa, evitando di sollecitare ulteriormente il piede infiammato. L’utilizzo di calzature adeguate per lo sport, per il lavoro e il tempo libero (adottando anche adeguate solette per il supporto dell’arco plantare) si rivela indispensabile per evitare peggioramenti e prevenire lo sviluppo della metatarsalgia.
Il fisioterapista, dopo aver valutato tutti gli elementi e le caratteristiche del paziente, si occuperò innanzitutto di ridurre il dolore grazie alle terapie fisiche ad alta potenza (fase 1) come tecarterapia, criocompressione e laser, per poi consentire il recupero della mobilità del piede (fase 2) per mezzo della terapia manuale. Infine, nella palestra riabilitativa si lavorerà sul recupero completo dell’arto inferiore, della muscolatura e delle corrette fasi del passo nella deambulazione e nella corsa (fase 3).
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