Dalla mitologia greca è celebre l’espressione “avere il tallone di Achille” indicando il punto debole di una persona e, specialmente per i giovani sportivi, i fastidi a carico di questa struttura fibrosa sono più comuni di quanto si possa pensare. Nel caso del morbo di Haglund, l’interessamento del tendine di Achille è di per sé secondaria, ma è una condizione che coinvolge proprio la zona d’inserzione del tendine d’Achille.
Cos’è il morbo di Haglund
Il morbo di Haglund è propriamente un’esostosi (una formazione benigna di nuovo tessuto osseo) della parte posteriore (e superiore) del calcagno, proprio nel sito in cui si inserisce il tendine d’Achille. Questa protuberanza, spesso dolorosa ma che può essere anche asintomatica, sorge per effetto di una borsite. Il tessuto adiposo adiacente la zona dell’inserzione del tendine di Achille può irritarsi quando la sporgenza sfrega contro le scarpe provocando un’infiammazione della borsa sierosa. È una condizione che interessa prevalentemente i giovani tra i 15 e i 35 anni e che con il passare del tempo può non solo creare fastidio e dolore, ma anche produrre importanti difficoltà motorie.
Cause, sintomi e fattori di rischio
Sono da considerare diverse cause e fattori alla base dell’insorgenza del morbo di Haglund. Vi sono innanzitutto cause anatomiche e strutturali (come il piede cavo o la presenza di un tendine di Achille più corto), ma anche comportamentali (come il camminare sulla parte esterna del piede) o traumatiche (legate ai ripetuti microtraumi che interessano gli sportivi).
Gli sportivi, infatti, specialmente se non indossano calzature adeguate, tendono a stressare eccessivamente l’inserzione del tendine di Achille provocando delle microlesioni che guariscono con il passare del tempo tramite la creazione di tessuto cicatriziale fibroso e calcifico che è quello alla base dell’esostosi del morbo di Haglund.
La sintomatologia tipica del morbo di Haglund, che inizialmente può essere lieve, riguarda un dolore localizzato nella zona del tallone, un’infiammazione (spesso dolorosa) del tendine d’Achille, l’insorgenza di un rossore, un ispessimento della pelle o una maggiore sensibilità della zona del tallone così come la formazione di una protuberanza. Questi sintomi, oltre a provocare fastidio, renderanno difficoltosa il camminare, il salire e lo scendere le scale, l’indossare calzature strette e, ovviamente, il praticare attività sportiva.
Diagnosi e cura
Per la diagnosi del morbo di Haglund lo specialista esaminerà clinicamente il piede e, sulla base anche dell’anamnesi del paziente, è in grado di rilevare i segni tipici di questa condizione. Si rivela poi indispensabile l’esecuzione di una radiografia che, oltre a confermare la diagnosi consente anche di individuare eventuali calcificazioni. Una risonanza magnetica o un’ecografia, inoltre, consentono un approfondimento diagnostico dei tessuti molli.
Il principale trattamento per la risoluzione del morbo di Haglund è di tipo conservativo e prevede il riposo funzionale, l’utilizzo di calzature adeguate e/o di un plantare specifico e il ricorso alla fisioterapia. Il fisioterapista, infatti, si avvale sia di strumenti quali la laserterapia ad alta potenza e le onde d’urto, che di manovre di manipolazioni, stretching e terapia manuale. Nella fase 3, l’ultima tappa riabilitativa, sono fondamentali gli esercizi terapeutici per il rinforzo muscolare e la rieducazione propriocettiva. Il recupero per il ritorno all’attività sportiva richiede diverse settimane, mentre già dopo le prime sedute si possono tranquillamente riprendere le normali attività quotidiane.
In caso di fallimento delle terapie conservative o in presenza di una forma particolarmente grave si valuta il ricorso all’intervento chirurgico. Questo prevede, in maniera mininvasiva, la resezione dell’esostosi e la rimozione delle eventuali calcificazioni. La deambulazione, con l’ausilio di tutori, sarà possibile già dal giorno successivo l’intervento, mentre per il ritorno alla pratica sportiva sarà necessario attendere un periodo più lungo.
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