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Ortoressia: tra cibi buoni e cibi cattivi

Nel lontano, non troppo, Oriente, nella Cina del sesto secolo, lo studioso budditsa Tien-t’ai, nell’osservazione di tutti i fenomeni della vita, dedicò particolare attenzione all’indivisibile interconnessione tra gli aspetti fisici e spirituali della vita stessa.

Tien-t’ai elencava fra le cause di malattia un’assunzione impropria di cibo o di bevande.

Dall’800 ca ad oggi, le malattie riconducibili a ciò che “mangiamo o beviamo”, sono innumerevoli, tante quante le cause eziologiche che si possono dimostrare, ipotizzare, catalogare.

I disturbi dell’alimentazione

Quando l’assunzione di cibo e di bevande, avviene con una invalidante ossessione per la “quantità” del cibo stesso, in contrasto con la percezione reale di Sé, si sviluppano, come evidenziato anche nelle Linee guida per una sana alimentazione i “disturbi del comportamento alimentare, i cosiddetti DCA”. Con i DCA, si fa riferimento a quadri patologici quali l’Anoressia, la Bulimia, la NES Sindrome da alimentazione notturna.

Quando l’assunzione di cibo e di bevande, avviene con una aberrante ossessione per la “qualità“ del cibo stesso, “qualità” da cui si fa dipendere, in maniera esclusiva, il “proprio stato di salute e la possibilità di rimanere in vita”, si sviluppa un quadro patologico noto come “ORTORESSIA”.

Cos’è l’ortoressia

L’Ortoressia, caratterizza soprattutto la società occidentale, maschi e femmine sotto i 30 anni, come la Bigoressia (ossessione maschile per un corpo sempre più muscoloso) e la Drunkoressia (ossessione per le bevande alcoliche a digiuno).

Come riconoscerla

L’Ortoressia si caratterizza dalla ricerca maniacale di “CIBI BUONI” e “CIBI SANI”, a discapito di cibi considerati “CIBI CATTIVI”; il paziente ortoressico, inseguendo la “leggenda nutrizionale perfetta”, inseguendo e sperimentando “tutte le diete del momento”, “ gli integratori alimentari miracolosi”, si ritrova a vivere in un circolo vizioso di perenne insoddisfazione ed insicurezza.

L’Ortoressia porta a non avere più relazioni sociali e conviviali con gli altri, perché si finisce per vivere ossessionati dalla ricerca del cibo sano, pulito, non contaminato.

Apparentemente condotta ammirevole se ci si limita a correlare tale comportamento finalizzato a uno stato di salute ottimale, ma ad un esame attento, il “comportamento ortoressico” non tarda a manifestare copresenza di fobie, ipocondrie, disturbi di pertinenza pscicologica-psichiatrica, come per esempio il disturbo ossessivo compulsivo di personalità.

Cause e fattori responsabili dell’ortoressia

I fattori che portano al comportamento ortoressico, sono da ricercare in alcune caratteristiche della società contemporanea:

  • Ritmi di vita sempre più sfidanti che impongono lo stato di salute come mission quotidiana, subendola.
  • Cibi idealizzati come performanti all’obiettivo di dover e voler stare bene, senza considerare l’importanza oggettiva dell’apporto nutrizionale giornaliero dei cibi stessi.
  • Consumo di integratori alimentari e diete di sorta, investite di significati indotti dal consumismo e recepiti con finalità di assicurarsi la vittoria su malattie e invecchiamento.
  • Ridondanza di messaggi diretti e subliminali che legano l’autostima personale alla bellezza e alla salute in una fissità senza processo e valori
  • Motivazioni etiche-religiose che possono portare alla totale eliminazione dalla alimentazione quotidiana di alimenti che potrebbero essere importanti o addirittura fondamentali, in quella persona e in quella fase della sua vita.

Il comportamento ortoressico porta l’individuo ad un isolamento sempre più marcato, a mangiare sempre più da solo, a impoverire sempre più la sua alimentazione e, in alcuni casi, fino alla morte, come accade per l’Anoressia.

Il paziente  affetto da questo disturbo non sviluppa facilmente consapevolezza del suo stato patologico, ma quando un intervento diventa possibile, è sempre una strategia di intervento Psicoterapeuta/Psicologo e Nutrizionista, a concertare un percorso di armonizzazione, guarigione, reset cognitivo-comportamentale, al fine di recuperare un rapporto equilibrato, di diritto, con il cibo, in una condizione di benessere psico-fisico non più soggiogato dall’ossessione della dicotomia inesistente: “CIBI BUONI” e “CIBI CATTIVI”.

Categoria: Nutrizione

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